Rebuild of Evangelion: titoli e speculazioni

Benvenuti, lettori!
Quando iniziai a scrivere gli articoli per il ProgettoEVA2015 decisi di concentrarmi prettamente su Neon Genesis Evangelion, tuttavia alla fine decisi di aggiungere una parte bonus dedicata al Rebuild, ed ecco quindi a voi un articolo dedicato alla Nuova Edizione Cinematografica.
In questo articolo faremo un’escursione nel mondo della nuova versione cinematografica per cercare di delineare, senza troppe pretese di dettaglio, qualche linea guida. 
In particolare daremo uno sguardo globale alla tetralogia prendendo in considerazione i titoli di tutti e quattro i film, sia i tre già usciti che l’ultimo di cui non si conosce ancora nulla, e proporrò alcune interpretazioni, nonché qualche speculazione.
Vi auguro buona lettura!

Introduzione

Il titolo di un’opera è emblematico, da una parte perché in poche parole definisce la stessa da parte di chi la realizza, dall’altra perché, specie pensando a opere di consumo, il titolo è ciò che in pochi secondi può attrarre l’attenzione di un eventuale acquirente.
Talvolta, se pensiamo a un libro o a un film, il titolo può essere il nome del personaggio principale o di un luogo, in altre occasioni si può riferire a situazioni o a misteri della storia, tuttavia il caso che ci interessa è quello in cui il titolo è rivelatore del contenuto dell’intera opera in una manciata di parole, come una magica sintesi.
Nel seguito analizzeremo il titolo internazionale di ciascun film costituente il Rebuild, il quale compare circa alla metà di ogni film e che è deciso ufficialmente dallo Studio Khara.

EVANGELION: 1.0 You are (not) alone.

EVANGELION: 1.0 You are (not) alone.

Due cose colpiscono subito l’attenzione degli spettatori:
• la lettera “N” in sovrapposizione;
• il “not” inserito tra parentesi.
Dunque il titolo può essere letto come You are alone/Tu sei solo oppure You are not alone/Tu non sei solo.
Si hanno così due scelte inerenti la stessa questione, un vero e proprio bivio e la lettera “N” sovrapposta potrebbe indicare il “not”, diventando così un ulteriore modo per sottolineare la duplice possibilità di significato racchiusa nella frase inglese.

Il film, che fondamentalmente è quasi un remake dei primi 6 episodi della serie TV, vede Shinji arrivare nella città di Neo Tokyo-3 tutto solo, chiamato dal padre dopo anni di silenzio per pilotare un gigantesco robot e combattere misteriosi e spaventosi mostri. Shinji si ritrova solo di fronte a questa grande responsabilità: circondato da soffitti e da persone sconosciute, tra staff dell’organizzazione Nerv e compagni di scuola, inizialmente si chiude a riccio per paura di ferire e di essere ferito. In seguito durante il film Shinji stringe un legame con i compagni di classe Toji e Kensuke e si abitua alla convivenza con la signorina Misato e il buffo pinguino Pen Pen.
Tuttavia quando nel finale giunge l’Angelo Ramiel Shinji decide di non salire più sull’Eva, affermando che è comodo per la Nerv dirgli di combattere, ma alla fine è lui che da solo mette a rischio la propria vita.

SHINJI: Ho paura di salire sull’Eva. Per lei signorina Misato e per gli altri non fa una gran differenza, visto che ve ne state al sicuro dentro la base a impartire ordini. Solo io sono in pericolo.

Vediamo esplicitarsi in modo limpido il titolo del film: Shinji si sente solo di fronte a questa grande responsabilità, ed è restio a riprendere il cammino. Questo punto differenzia leggermente il film rispetto alla serie TV.
Nell’episodio 6, Battaglia decisiva a Neo Tokyo-3, Shinji non ha voglia di tornare a bordo dell’Unità-01 perché è doloroso, tuttavia quando Rei gli dice che può rimanersene a letto e sarà lei a pilotare il mecha, allora Shinji rimane solo con se stesso nella stanza sconosciuta dell’ospedale e, sotto la luce del tramonto, sente riaffiorare la propria solitudine nonché il fatto di non essere indispensabile. Sappiamo che per Shinji tale situazione è molto dolorosa, poiché avendo una personalità passiva e dipendente dalle persone, egli cerca gli altri per un continuo bisogno d’approvazione e per farsi dire cosa fare, in modo tale da non dover scegliere da se stesso e non essere abbandonato. Alla fine Shinji tornerà sullo 01 proprio per evitare ciò.

Shinji e Rei nell’episodio 6 della serie TV

Sebbene anche nel film sia presente la stessa scena ciò che ci interessa è il fatto che se ne aggiunge un’altra successiva: Misato mostra a Shinji una verità più grande che gli fa capire che benché sia lui a combattere in prima persona contro gli Angeli, effettivamente tutto lo staff della Nerv è pronto a rischiare la vita per evitare la fine del mondo.

MISATO: Nel caso noi permettessimo all’Angelo di introdursi nel Triplo Livello E della Nerv, questo posto si autodistruggerebbe automaticamente. Siamo disposti a morire distruggendoci insieme all’Angelo, pur di prevenire il Third Impact.
[…]
MISATO: Occorre proteggere Lilith e combattere con gli Eva. È una missione che solo tu sei in grado di compiere. Noi abbiamo affidato a te e all’Eva le speranze di tutto il genere umano.
SHINJI: Un compito così difficile, perché l’avete affidato a me?
MISATO: Non c’è un motivo particolare. È stato il destino a volere che fossi tu. Però ricorda che non sei il solo a combattere mettendo a rischio la propria vita. Siamo tutti nella stessa situazione.
SHINJI: Allora proverò a salirci ancora una volta.

Scene tratte da EVANGELION: 1.0 in cui Misato porta Shinji a vedere Lilith

Pur rimanendo presente la tematica sulla dipendenza, in termini metaforici trovo che nel film si aggiunga la questione del “far parte di un gruppo”. Nella società giapponese sembra che sia piuttosto forte il senso di appartenenza a un gruppo, e.g. azienda, club, tanto che la psicologia nipponica tende a essere più improntata sul mantenimento della benevolenza e dell’armonia del gruppo, che non sullo spirito individualista del singolo.
Osservando la situazione in questo modo possiamo dire che anche Shinji fa parte di un’azienda, la Nerv, dove ognuno fa la sua parte e dove tutti rischiano parimenti la vita se l’Angelo dovesse arrivare a destinazione. Metaforicamente la pericolosità degli Angeli fornisce un escamotage che permettere di inscenare lo spirito di solidarietà e cooperazione delle persone in un gruppo sociale, e al contempo pone Shinji nella condizione di dover intraprendere il proprio percorso di crescita psicosociale che lo porterà da bambino passivo che si lascia scorrere tutto addosso e che dipende dagli altri, a adulto attivo in equilibrio tra adattamento ed emancipazione della propria identità nel mondo.
Alla fine Shinji comprende che in questa battaglia/crescita non è da solo e stringe la mano di Misato, che in questa scena più che mai sembra quasi una madre per il ragazzo e infine, grazie a questa fiducia di base, sale sull’Eva-01 scegliendo di fatto l’opzione “You are not alone”.
Alla fine Shinji salva Rei e la ragazza gli sorride.

EVANGELION: 2.0 You can (not) advance.

EVANGELION: 2.0 You can (not) advance.

Anche in questo caso abbiamo la lettera “N” in sovrapposizione e il “not” inserito tra parentesi, che indicano le due possibili scelte: You can advance/Tu puoi anticipare-progredire e You can not advance/Tu non puoi anticipare-progredire.

La scena chiave in cui, secondo me, emerge il bivio indicato dal titolo inglese è nuovamente nel finale, ovvero nella battaglia contro l’Angelo Zeruel.
Come nell’episodio 19 della serie TV anche nel film inizialmente Shinji non prende parte allo scontro, tuttavia alla fine si presenta dinnanzi all’Eva-01 urlando di voler salire a bordo.
Se nella serie la decisione di Shinji avviene in seguito al dialogo con Kaji, il quale gli fa capire che a ogni scelta compiuta segue poi un carico di responsabilità per gli eventi che ne conseguono, nel film invece Shinji sale a bordo per salvare Rei, dopo che questa è stata inglobata dall’Angelo.
Durante il lungometraggio notiamo un progressivo avvicinamento tra i due ragazzi, a partire dalla gita all’acquario, per passare ai bento preparati da Shinji, fino ad arrivare all’idea del pranzo organizzato da Rei per far incontrare Shinji e Gendo. Rei pian piano matura una personalità e delle emozioni, e alla fine prova anche attrazione per Shinji.
Dunque il Third Children a bordo dell’Eva-01 affronta l’Angelo ma come al solito il robot termina l’autonomia energetica e tutto sembra volgere al peggio…

SHINJI: Restituiscimi… Ayanami!
[…]
RITSUKO: L’Unità-01 sta trascendendo il limite umano… Fermati, Shinji, non potrai recuperare la tua umanità!
SHINJI: Non mi importa di quel che sarà di me. Non mi importa di quel che accadrà al mondo. Ma Ayanami, almeno Ayanami la salverò di certo!
MISATO: Sì, vai avanti, Shinji! Non per qualcuno in particolare, fallo per esaudire il tuo stesso desiderio!

Scene tratte da EVANGELION: 2.0 in cui Shinji risveglia l’Eva-01 e salva Rei

L’Eva-01 si risveglia e si illumina, più furibondo che mai. Tuttavia se nella serie TV il risveglio dell’Unità era causato da Yui, nel film è Shinji che pare controlli il mecha e ne scagli tutta la furia contro l’Angelo. Inoltre è interessante il fatto che Shinji si disinteressi totalmente delle sorti del mondo: anche a costo di fare un disastro vuole almeno riuscire a salvare Rei, e in tutto ciò Misato lo incoraggia! Nonostante l’atto di Shinji sembri eroico, in realtà assistiamo a un comportamento di tipo egoistico, che in prima battuta non può non far pensare a un capriccio infantile per un desiderio portato avanti anche a costo di danneggiare e calpestare gli altri.
In secondo luogo un’ulteriore sfumatura che possiamo trarre dalla scena si ottiene inquadrandola attraverso la crescita adolescenziale, periodo in cui l’individuo si ribella al sistema di valori in essere e che ha rispettato durante l’infanzia, rappresentato dalle figure genitoriali, scolastiche e così via, per trasgredire le regole imposte come norme e sperimentare il proprio sé, le proprie capacità in modo tale da riuscire a emanciparsi definendo la propria identità psicosociale.
Si realizza una rottura (break) con il finale di Evangelion: 1.0, infatti se in quest’ultimo Shinji si adatta passivamente alle parole di “mamma-Misato”, nel finale di Evangelion: 2.0 il ragazzo si ribella come un adolescente e per salvare Rei innesca il Third Impact.

KAJI: Lo 01 ha rotto gli argini in anticipo su tutti gli altri Eva. Comandante Ikari, la Seele non starà a guardare in silenzio.
FUYUTSUKI: Lo supponevo, grazie a loro si è compiuto il risveglio dello 01.
GENDO: Esatto. Alla realizzazione del nostro progetto ormai manca pochissimo.

Scene tratte da EVANGELION: 2.0 in Kaji, Fuyutsuki e Gendo commentano il risveglio dell’Unità-01

Dalle parole di Kaji, Fuyutsuki e Gendo si comprende come la scelta compiuta da Shinji sia “You can advance”, in quanto l’Eva-01 si è risvegliato in anticipo rispetto ad altre Unità Eva, grazie all’avvicinamento avvenuto tra Shinji e Rei, cosa che tra l’altro era stata voluta proprio da Gendo e dunque capiamo che tutto sta seguendo il suo misterioso copione.
Shinji dunque salva Rei, colei con cui aveva iniziato a stringere un legame alla fine del primo film.

EVANGELION: 3.0 You can (not) redo.

EVANGELION 3.0: You can (not) redo.

Anche in questo caso abbiamo la lettera “N” in sovrapposizione e il ‘not’ inserito tra parentesi, che indicano le due possibili scelte: You can redo/Tu puoi rifarlo e You can not redo/Tu non puoi rifarlo. Cosa accadrà questa volta?

Il terzo film del Rebuild lascia davvero sconcertati fin dalle prime battute, tra Eva in orbita intorno alla Terra, un’astronave/balena e il buco di 14 anni che sembra separare gli eventi di questo film da quelli del precedente. Proprio quest’ultimo elemento trovo sia centrale per definire l’importanza di Evangelion: 3.0.
Tra il 1997, anno d’uscita di The End of Evangelion, e il 2012, anno d’uscita di Evangelion: 3.0 sono trascorsi 15 anni… È un’ipotesi un po’ azzardata, ma forse l’idea del buco di 14 anni è balenata in mente a Hideaki Anno pensando al fatto che erano ormai trascorsi tanti anni dalla conclusione della serie originale di Evangelion e lui ancora si trovava a lavorare sulla stessa opera. Il fatto che il terzo film si distacchi enormemente dalla serie, fa ipotizzare senza dubbio a un “Non puoi rifarlo” metatestuale che Anno deve aver pensato e dunque trovo quanto mai adatta tale frase per descrivere questa pellicola. Il Rebuild lascia drasticamente la mano alla vecchia serie smettendo di seguirne la struttura come nei due film precedenti, per prendere finalmente il largo da sola.

Sul piano narrativo a causa del buco/time skip di 14 anni, in cui non sappiamo bene cosa tutto sia accaduto, vediamo personaggi cresciuti, e.g. Misato e Ritsuko hanno superato i 40 anni, vediamo nuovi personaggi, ovvero il team della Wille, ma ciò che in realtà colpisce è il fatto che per Shinji e Asuka -presumibilmente anche per Kaworu, Rei e Mari?- il tempo non è trascorso.
Infatti i piloti sono rimasti alla loro età di quattordicenni, e Asuka afferma che la colpa è della “Maledizione degli Eva”.

Misato, Ritsuko e Asuka in EVANGELION 3.0

Poiché manca ancora un film alla conclusione della tetralogia è difficile stabilire se la “Maledizione degli Eva” abbia una motivazione narrativa o meno, e quindi mi limito a proporre un’interpretazione che fa riferimento al piano metanarrativo.
Nell’opera dello Studio GAiNAX Punta al Top! GunBuster del 1988, Hideaki Anno ha posto tra i temi centrali quello del tempo che scorre. In diversi casi il tempo proprio della protagonista Noriko, a causa di warp o vicinanza con buchi neri, rallenta rispetto a quello delle persone che abitano sulla Terra, e pertanto lei rimane giovane mentre le sue amicizie terrestri invecchiano, si sposano, fanno figli e muoiono, provocando nella ragazza un dolore enorme.
Rimanere perennemente giovani, come cristallizzati nell’adolescenza, è anche uno dei temi di Punta al Top 2! DieBuster, sequel di GunBuster creato da Kazuya Tsurumaki e Youji Enokido. In tal caso il non voler crescere separandosi dall’adolescenza per diventare adulti può portare a trasformarsi in mostri.
Notiamo dunque un importante legame tra la “Maledizione degli Eva” e questo concetto del non crescere, per rimanere ancorati all’adolescenza.

Il tema del cambiamento, già presente in Evangelion viene riproposto molto fortemente in questo terzo film del Rebuild.
Shinji è decisamente scombussolato dal fatto che siano trascorsi 14 anni -e chi non lo sarebbe?!?-, le persone e il mondo sono cambiati, e perfino la Nerv non è più la stessa. Infatti Misato, Ritsuko, Makoto, Shigeru, Maya e altra gente lavorano nell’organizzazione Wille e combattono contro la Nerv e la Seele. Povero Shinji, non gli vengono fornite spiegazioni ed è trattato in modo piuttosto distaccato da tutti. Inoltre la Rei Ayanami che ha salvato nel film precedente non si sa che fine abbia fatto.
Rei non solo incarna il suo personaggio, ma è metafora della madre, essendo un clone di Yui. Dunque possiamo anche dire che alla fine del primo film Shinji ritrova la madre, alla fine del secondo film fa di tutto per salvarla e infine nel terzo film si sente spaesato per la sua assenza.

Giunto alla Nerv, Shinji conosce Kaworu e vediamo la prima scena importante sul tema del cambiamento, ovvero quella in cui i due ragazzi osservano il cielo stellato.

Kaworu e Shinji ammirano il cielo stellato in EVANGELION: 3.0

SHINJI: Contemplare l’immensità dell’universo mi ha sempre tranquillizzato. […] È bello vedere che 14 anni non sono niente lassù. Mi ricorda che le mie questioni personali non hanno alcuna importanza… non so se riesco a spiegarmi.
KAWORU: I tuoi sentimenti sono chiari. Rifiuti il cambiamento.

La seconda scena importante è quella in cui Kaworu mostra a Shinji il mondo esterno.

KAWORU: Sono le conseguenze del Near Third Impact, avvenuto mentre tu eri assimilato all’Unità-01. […] La proprietà originaria delle forme di vita è quella di modificarsi in funzione del mondo, eppure i Lilim tendono a cambiare il mondo piuttosto che se stessi, perciò hanno dovuto creare un rituale così da evolvere artificialmente […] noto come Progetto per il Perfezionamento dell’Uomo.
A innescare tutto sei stato tu.

Kaworu mostra a Shinji i danni prodotti dal Near Third Impact in EVANGELION: 3.0

Le difficoltà al cambiamento e all’adattamento, presentate per Shinji nella scena del cielo stellato vengono qui generalizzate all’intero genere umano. Il Third Children sentendo sulle proprie spalle il peso del Near Third Impact, innescato in seguito al suo comportamento tra l’infantile e il ribelle per salvare Rei nel finale di Evangelion: 2.0, vorrebbe riportare tutto indietro, tipo riavvolgere il tempo, in modo tale che anche Misato, le persone e il mondo ritornino come prima del disastro.

KAWORU: Shinji Ikari, la tua speranza risiede nelle due lance rimaste al punto zero del Dogma. Sono le chiavi per l’attivazione del Progetto per il Perfezionamento dell’Uomo.
Noi dobbiamo prendere quelle lance, in modo che la Nerv non possa più provocare il Fourth Impact.
E se le useremo insieme all’Unità-13, sarà possibile ricostruire il mondo.

Arrivati nel Dogma pilotando l’Eva-13 dotato di doppio entry plug, ci viene mostrata Lilith a terra infilzata da due lance ed è presente anche il Mark-06. È chiaro che ci sono dei misteri non rivelati, infatti gli eventi nel finale di Evangelion: 2.0 non avevano risvegliato Lilith, e anche il Mark-06 aveva semplicemente fermato l’Eva-01 con la Lancia di Cassius. Chissà cosa è accaduto durante il time skip di 14 anni…
Comunque sia ciò che è importante è che Kaworu diventa pensieroso, le lance che cercano non sembrano essere quelle che infilzano Lilith. Dal canto suo Shinji vuole risolvere il problema e quindi non ci pensa due volte a fare di testa sua in modo impulsivo.

SHINJI: Prenderò le lance, per te, Kaworu, e per tutti gli altri. Così il mondo tornerà come prima!

Fourth Impact in EVANGELION: 3.0

L’Eva-13 si risveglia, apre la Porta del Guf e il Fourth Impact inizia.
Shinji si dispera. Un altro Impact, ma questa volta no… non può rifarlo. Non si può tornare indietro per rivivere un passato ormai andato, così come non si può cristallizzare il presente.

SHINJI: Cosa faccio? Kaworu, rispondi, che cosa devo fare?
KAWORU: Scusami, so bene che questa non era la felicità a cui aspiravi. Chiuderò io la Camera del Guf. […] Shinji, forse un giorno troverai la serenità e un luogo a cui appartenere. I tuoi affetti ti mostreranno la strada. Coraggio, non fare quell’espressione… Ci rivedremo, Shinji.

Kaworu si sacrifica e alla fine tramite l’intervento di Mari l’Impact viene fermato.
Alla fine sebbene Shinji l’abbia rifatto, cioè abbia innescato nuovamente un Impact dopo quello planetario di The End of Evangelion e quello ridotto di Evangelion: 2.0, propenderei a dire che nel film in esame alla fine abbia prevalso la scelta “You can not redo”, poiché alla fin fine il Fourth Impact è stato fermato alla Cerimonia di apertura e non sembra abbia fatto particolari danni.

Paragonando la serie TV e The End of Evangelion a Evangelion 3.0, sembra che quest’ultimo ricopra l’episodio 24 e il film del 1997.
Dunque cosa ci possiamo aspettare dall’ultimo film, ora che il corpo di Lilith è distrutto e Shinji, Asuka e Rei camminano soli soletti attraverso un deserto scarlatto alla ricerca dei Lilim?

Scena finale di EVANGELION: 3.0

In attesa del film conclusivo

Guardando il Rebuild almeno due cose balzano subito all’attenzione dello spettatore: il fatto che rispetto alla serie TV si prenda molto meno sul serio e la presenza di riferimenti ad altre opere di Hideaki Anno, ad esempio le musiche de Le situazioni di Lui e Lei e quelle di Nadia – Il mistero della pietra azzurra.

Mari e il party nell’entry plug / Le situazioni di Lui e Lei / Nadia: il mistero della pietra azzurra

Il non prendersi troppo sul serio, inserendo scene come quella in cui Mari beve nell’entry plug dell’Eva-08, o il fatto che la delineazione psicologica dei personaggi sia più stereotipata e a tratti quasi parodistica (in particolare penso a Gendo con il visore simile a quello di Ciclope degli X-men), non significa che il Rebuild sia una stupidata totale, infatti almeno alcuni contenuti interessanti e integrativi a Neon Genesis Evangelion sembrano essere presenti, ma è difficile stabilire se il modo e la complessità con cui sono stati e saranno mostrati saranno sufficienti a fornire una vivida spintarella o qualche punto di vista utile ad aiutare qualche spettatore nella propria vita, sempre che ci sia qualche spettatore che cerchi qualcosa di questo tipo nella fruizione di un’opera e non solo puro intrattenimento.
Inoltre è difficile determinare le motivazioni sottostanti a questa versione cinematografica di Evangelion: forse Anno potrebbe aver deciso di sfruttare la sua opera più famosa per fare guadagni facili per il suo nuovo studio d’animazione, oppure forse sentiva il bisogno di riutilizzare il palcoscenico e il cast di Eva per aggiungere qualcosa a quello che, innegabilmente, non è stato per lui solo un anime e un lavoro, ma anche un percorso di introspezione e maturazione.
Riguardo a tali questioni Hideaki Anno ha detto che il Rebuild riporta Evangelion entro i limiti dell’intrattenimento, attenuando la componente di critica oltre la quarta parete poiché non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire: gli otaku che hanno rifiutato il contenuto di Eva non cambieranno. Inoltre l’epoca è cambiata e con essa anche i fruitori di anime e manga e i fan di Eva lo sono, e quindi forse anche Eva così come è stato creato negli anni Novanta non è più sufficientemente adatto allo scenario odierno.
Sia secondo Hiroki Azuma che secondo Toshio Okada nelle produzioni animate degli ultimi vent’anni i creatori di anime e il mercato si sono focalizzati sempre di più su storie cariche di elementi moe e sempre più fini a se stesse, sempre più dissociate dalla realtà e con esse anche lo spettatore post-otaku si è adeguato al consumismo diffuso, diventando sempre di più un pozzo da riempire, un mero fagocitatore di dati che girovaga all’interno di metaforici ipermercati o giganteschi centri commerciali di storie, identità illusorie, elementi moe e informazioni obsolescenti.
In tal senso anche Hideaki Anno non fa altro che adeguare il linguaggio e la forma di Evangelion a questo tipo di scenario, e al riguardo leggiamo la traduzione Dynit di una parte del noto articolo di Anno uscito all’epoca del primo film:

Ho riflettuto sulla ragione di rivolgersi, oggi, a un titolo del passato, di oltre 10 anni fa.
Sento che Eva ormai è vecchio.
Ma negli ultimi 12 anni non ci sono stati anime più nuovi di Eva.
[…]
Mentre aumenta il fenomeno di allontanamento dei fan di anime tra i ragazzi delle medie e delle superiori, percepisco come necessario promuovere opere rivolte a loro.
[…]
Eva è una storia che si ripete.
È una storia di un protagonista che, malgrado la reiterazione delle stesse esperienze, si rialza costantemente.
È la storia di un tentativo, quello di avanzare, di procedere almeno solo di un passo.
È la storia della risoluzione, della volontà di stare assieme agli altri anche se si è bloccati dalla paura di toccare il prossimo, al costo di sopportare una vaga solitudine.
[…]
Va detto, per ultimo, che il nostro lavoro offre comunque un servizio.
Sembra implicito, ma noi miriamo a fare un film d’intrattenimento che possa divertire chiunque, ricostruendo la visuale del mondo, condensando le parti più interessanti in un film destinato alle sale cinematografiche, che mira a raggiungere coloro che ancora non conoscono Evangelion.

Nonostante l’epoca e gli spettatori siano mutati, se anche solo poche persone troveranno nel Rebuild qualcosa di utile alla loro vita reale, penso che questa tetralogia avrà comunque raggiunto un obiettivo importante. Vedendo i film con attenzione si nota che anche in questa nuova storia Anno inserisce alcune riflessioni e questioni che lo riguardano e si evince come dopo Evangelion si senta un po’ più integrato nel mondo e con le persone. In particolare ricordiamo che nel 2002 Hideaki Anno si è sposato con la mangaka Moyoco Anno e probabilmente proprio il matrimonio ha aiutato il regista ad aprirsi e integrarsi in quanto, come lui stesso sostiene, ora ha “qualcuno da proteggere”.

Moyoco Anno e Hideaki Anno

Per quanto riguarda la trama e i misteri, il fandom sul web non è rimasto a girarsi i pollici e siti sia stranieri che italiani hanno pubblicato diverse considerazioni su come potrebbero essere intrecciati tra loro gli eventi del Rebuild. In particolare si può citare la “teoria del loop”, secondo cui gli eventi che accadono nei film si ripetono ciclicamente (seppur con alcune modifiche) in uno o più anelli temporali per qualche motivo ancora sconosciuto, e la “teoria del multiverso”, secondo cui gli eventi della tetralogia si verificano in universi spaziotemporali alternativi generati in qualche modo ancora ignoto e nei quali i personaggi accedono attraverso rinascite spirituali.
Sul primo tema vi propongo gli articoli presenti sui siti nostrani Dummy System ed EIF, mentre sul secondo argomento rimando ai seguenti articoli scritti da Hikari (1) (2), in cui sono considerati come universi alternativi sia quelli eventualmente interni alla narrazione del Rebuild (un po’ come accade nella dojinshi Evangelion Re-take) che quelli interni alle narrazioni nei vari media con cui viene rappresentato Evangelion (e.g. serie TV e manga).
In accordo con la metafora degli ipermercati e dei centri commerciali farò riferimento alle teorie proposte come casi particolari di una interpretazione generalizzata che chiamerò “interpretazione delle iper-possibilità”. In tal senso da una parte si vuole evidenziare il fatto che entrambe le speculazioni di cui sopra propongono scenari in cui sono immaginabili più possibilità, più percorsi, come ad esempio i loop temporali e gli universi alternativi, in secondo luogo qualora l’ultimo film dovesse rimanere sul vago senza specificare una scelta in particolare, avremo comunque modo di estrapolare i concetti che vogliono essere veicolati.

In seguito al terzo film del Rebuild Anno ha avuto un crollo psicologico di cui parla nella lettera del 1 aprile 2015, la cui traduzione è qui riportata.

Nel 2013, in occasione della pubblicazione dell’album Peaceful times del compositore Shiro Sagisu, è stato realizzato un corto animato dall’omonimo titolo per promuoverne l’uscita.
La cosa intrigante è che il tema musicale in sottofondo al corto in questione è quello usato nelle preview di Evangelion e diversi fotogrammi sembrano schizzi tratti da Evangelion:Final/3.0+1.0, ultimo film del Rebuild.
Qui potete trovare le immagini dei fotogrammi interessati.
Inoltre la realizzazione di Peaceful Times ha dato ad Anno un nuovo impulso creativo, sfociato nella Japan Anima(tor)’s Exibition, una rassegna di corti animati prodotti da animatori che, secondo Anno, rappresentano il futuro dell’animazione nipponica.
Tra i corti ne è presente uno piuttosto significativo come eventuale trailer/spoiler per l’ultimo film, parliamo di until You come to me analizzato passo passo qui.
Infine ad Anno è stato proposto di sceneggiare e dirigere un tokusatsu sul kaiju Gojira/Godzilla: un po’ per l’importante occasione e un po’ perché gli è sempre piaciuto Gojira, Anno ha accettato.

Per concludere riportiamo due simpatici extra in cui è presente Hideaki Anno.
Nel 2013 il regista ha partecipato come doppiatore al film Kaze tachinu (Si alza il vento) diretto da Hayao Miyazaki e prodotto dallo Studio Ghibli. Anno ha dato voce al protagonista del film Jiro Horikoshi e appare anche nel documentario sullo Studio Ghibli, Il regno dei sogni e della follia, di Mami Sunada. Anno e Miyazaki insieme, allievo e maestro/mentore/amico.

Hideaki Anno e Hayao Miyazaki si divertono con gli aeroplanini

Il secondo divertissement è l’anime Kantoku Fuyuki Todoki prodotto nel 2013 e tratto dall’omonimo manga di Moyoco Anno del 2005, che racconta in modo divertente e autobiografico la vita coniugale dell’autrice insieme al marito Hideaki Anno.

Hideaki Anno e Moyoco Anno in Kantoku Fuyuki Todoki

Il 2015, anno del ventennale di Evangelion, è ormai trascorso e in Giappone sono usciti i blu-ray della serie e si è conclusa la Japan Anima(tor)’s Exibition; nell’estate 2016 è uscito in Giappone il tokusatsu su Shin Gojira (in Italia a luglio 2017); dunque rimane solo l’ultimo atto del Rebuild… Forse quest’ultimo film vedrà la luce nel 2018 o nel 2019, oltre 20 anni dopo The End of Evangelion, chiudendo il sipario su questa storia? Il 28 luglio 2017 sul sito ufficiale di Evangelion dello Studio Khara è stata pubblicata un’immagine che non solo suggerisce che lo staff sta lavorando veramente all’ultimo film, ma anche che probabilmente sta realizzando storyboard e illustrazioni, quindi non ci resta che attendere fiduciosi.

EVANGELION: FINAL / EVANGELION: 3.0+1.0

Arriviamo infine a quello che dovrebbe essere l’ultimo lungometraggio del Rebuild.
Andiamo con ordine: nella preview presente dopo i titoli di coda di Evangelion: 3.0, sia nella versione cinematografica che in quella home video, viene annunciato il film successivo tramite la seguente immagine:

EVANGELION:||

次回
シン・エヴァンゲリオン劇場版:||

Prossimamente
Nuovo Evangelion Versione Cinematografica: ||

Nell’articolo abbiamo inserito dei simboli musicali, che saranno rappresentati sia con gli appositi caratteri (non visibili su tutte le piattaforme) sia tramite composizione di caratteri standard (per coloro che non riescono a visualizzare i caratteri appositi).

Come è ormai noto il titolo ha scatenato la fantasia del fandom per via dei simboli :||, interpretabili in due modi differenti:
• Se il simbolo dei due punti viene considerato come semplice segno di punteggiatura, allora questi servono per introdurre la frase che li segue, che nel nostro caso è il simbolo 𝄂 ||.
Nel linguaggio musicale il simbolo 𝄂 || indica la fine del brano.
• Se invece il simbolo dei due punti viene considerato un tutt’uno con le due linee verticali si ottiene il simbolo 𝄇 :||, che nel linguaggio musicale indica la fine di un ritornello e va in coppia con il simbolo 𝄆 ||: di inizio ritornello. Quando si arriva al simbolo 𝄇 :|| si deve ripetere la parte del brano presente tra tale simbolo e quello di inizio ritornello.

La figura seguente illustra quanto detto:

Simboli musicali di ripetizione e di fine brano

Come detto a suo tempo, sul sito ufficiale del Rebuild fino al 2014 il quarto film era indicato con Evangelion: Final, tuttavia a settembre 2014 il titolo è stato aggiornato a Evangelion: 3.0+1.0.

EVANGELION: FINAL /  EVANGELION: 3.0+1.0

Cliccando su : 3.0+1.0 si viene indirizzati alla pagina di Evangelion: Final con la scritta シン・エヴァンゲリオン劇場版:|| di cui abbiamo già parlato.

Ad oggi, andando sulla pagina ufficiale, si ha:

Menù sulla pagina ufficiale del Rebuild

Notiamo la presenza di Neon Genesis prima di Evangelion: 1.0, che fa riferimento all’unicum serie TV del 1995/1996-“vecchi film cinematografici” il quale, come abbiamo già detto, è uscito in blu-ray nel 2015 in Giappone.

Dunque il numero rappresentativo del film non sarà 4.0 bensì 3.0+1.0… Quali motivi ci saranno dietro questa scelta?
Dipenderà dalla superstizione giapponese legata al numero 4, ovvero la tetrafobia? Qui un articolo interessante.
Semplice trollata?
Il quarto film, come mostrato nel corto until You come to me., avrà cose in comune con Evangelion: 1.0? Oppure, come ipotizzato dal fandom, Evangelion: 3.0+1.0 è un indizio a favore della reiterazione degli eventi e in generale delle molteplici possibilità?

Notiamo che anche qui è presente la lettera “N” in sovrapposizione e che, come ho ipotizzato, potrebbe essere un indizio sulla duplice possibilità di scelta che ha Shinji durante il film riguardo un evento particolare legato al titolo inglese. Poiché il titolo finora ha sempre presentato due possibilità, una “diretta”(quella senza il “not”) e una “negata” (quella con il “not”), anche per Evangelion: 3.0+1.0 dovrebbe restare valido questo pattern.
Seguendo tale linea di pensiero, tenendo presente la questione sul simbolo musicale, considerando il titolo 3.0+1.0 e assumendo verosimile l’“interpretazione delle iper-possibilità” o qualcos’altro di affine, si può ipotizzare che nell’ultimo film Shinji potrà scegliere se continuare la storia che segue da Evangelion: 3.0 e concludere la vicenda (𝄂 ||) o se ricominciare da Evangelion: 1.0 (𝄇 :||).
D’altronde in Evangelion: 2.0 Mari canta la canzone 三百六十五歩のマーチ (365 Ho No March, La marcia dei 365 passi), una celeberrima canzone del 1968 cantata da Kiyoko Suizenji, che invita ad affrontare la vita giorno per giorno, esattamente come un percorso a piedi va compiuto passo dopo passo; la canzone viene insegnata come una filastrocca ai bambini delle scuole materne giapponesi.

La felicità da sola non arriva
passo dopo passo noi raggiungeremo lei.
Un passo ogni giorno, tre passi in tre giorni
dopo tre in avanti vai indietro di altri due!

Mari in EVANGELION: 2.0

Alla luce delle molteplici possibilità, la filastrocca suggerirebbe che giunti a 3 poi si possa tornare indietro di 2 arrivando così a 1, ovvero arrivati a Evangelion: 3.0 si potrebbe tornare indietro a Evangelion: 1.0. Se così fosse allora l’evento scatenante le molteplici possibilità potrebbe essere legato al “Final Impact” o al “luogo della speranza” menzionati nella preview presente in Evangelion: 3.0 e che dovremmo vedere in Evangelion: Final.

Oltre ai loop temporali e al multiverso c’è un altro caso che secondo me è interessante proporre, ovvero la possibilità che l’esperienza ripetuta anziché avvenire in un altro ciclo temporale o in un altro universo sia una “ripetizione storica” che si verifica nel consueto tempo lineare, cioè un pattern di eventi che si ripete nella storia dell’umanità o più in generale nella storia di tutte le civiltà che nei millenni hanno popolato il pianeta Terra all’interno del mondo del Rebuild. Si sa che Hideaki Anno ama molto le storie con le antiche civiltà, dagli Antenati di Nausicaa agli Atlantidi di Nadia fino alla Prima Razza Ancestrale nello sfondo di Evangelion, quindi un’ulteriore ipotesi è che nel mondo del Rebuild si siano succedute varie civiltà e che ognuna di esse abbia fallito e si sia estinta, ma ogni volta la vita è rinata e il pattern di eventi si è riproposto. D’altronde nel terzo film del Rebuild Kaworu dice esplicitamente che “questo fatale ciclo di distruzione e rinascita è la conseguenza di un programma arcaico”, cioè il Progetto per il Perfezionamento dell’Uomo, e sembra di capire che i Lilin abbiano più volte fatto ricorso a questo rituale per l’evoluzione artificiale. Con esiti negativi, ovviamente.
Ora, poiché la possibilità di rinascere innumerevoli volte è alla base dell’Induismo e del Buddhismo e ciò influisce indubbiamente sulla forma mentis degli individui delle società asiatiche, non mi stupirei se l’idea di Anno fosse che i vari personaggi del Rebuild hanno vissuto più volte sulla Terra in epoche passate e ogni volta si siano estinti per poi rinascere nell’epoca e nella civiltà successiva. In quest’ottica è dunque possibile che gli incontri con Shinji a cui allude Kaworu non siano avvenuti in un loop temporale o in un altro universo bensì si siano verificati in periodi storici antecedenti al presente narrato dai film, ovvero in altre epoche e in altre civiltà.
Ciò che accomuna loop temporali, universi alternativi e ripetizioni storiche è ovviamente una cosa sola: la transitorietà. Nessuna di queste possibilità è eterna ed esente da mutazioni, tuttavia in ogni loop, in ogni universo e in ogni epoca si è cercato di raggiungere tale traguardo. Nell’ultimo film vedremo un evento che apre la porta a un luogo metaforicamente simile a una stanza dei bottoni, in cui è possibile creare la realtà, riscrivere linee temporali e più in generale originare e visionare molteplici possibilità? Chissà.

Qualche speculazione sull’ultimo film

1 – Elementi di mitologia

• Nel primo articolo del ProgettoEVA2015 abbiamo visto che inizialmente lo scenario preliminare del Project Eva era il seguente:

Prima della nascita della razza umana, sono esistite due civiltà primordiali dotate di una tecnologia molto avanzata. La prima civiltà, chiamata Prima Razza Ancestrale, creò gli Eva, e a causa di ciò finì distrutta.
La civiltà successiva, chiamata Seconda Razza Ancestrale, creò dei dispositivi chiamati Lance di Longinus, grazie a cui fu possibile controllare gli Eva con successo; in seguito, come misura preventiva a chiunque facesse rivivere gli Eva, questi disseminarono dei guerrieri chiamati Angeli in tutto il globo.

Nel Rebuild gli elementi in gioco sono in numero maggiore rispetto alla serie TV, infatti sono presenti quattro Adams, quattro Lance, di cui due di Longinus e probabilmente due di Cassius, poi c’è Lilith e tanto altro. Sulla base dello scenario previsto inizialmente per Evangelion la prima speculazione che mi viene in mente è che i quattro Adams siano stati creati da un’antica civiltà avanzata; per il momento sappiamo che l’Eva-01 e l’Eva-13 sono due degli Adams. Potremmo supporre che anche il Mark-06 lo fosse, in quanto è stato creato a partire dal gigante presente sulla Luna. E che dire del Mark-09, indicato come “vaso di Adams” e che era il precedente proprietario della Wunder? Chissà.
Seguendo l’idea presentata nello scenario iniziale con le due civiltà ancestrali, e osservando le immagini mostrateci in Evangelion: 2.0 sul Second Impact, una prima idea è che gli Adams sono stati rinvenuti e poi risvegliati al Polo Sud e hanno aperto il Guf, oppure sono comparsi da questo una volta che il vortice è stato spalancato, quindi si sono attivate le Lance (dispositivi di sicurezza per bloccare le divinità) e hanno sigillato gli Adams fermando l’Impact. Le quattro Lance potrebbero essere state create sempre dalla prima civiltà oppure da una successiva, come accennato nello scenario iniziale. Per ulteriori idee rimando all’articolo dedicato alle speculazioni sulla mitologia del Rebuild, di imminente pubblicazione.

I misteriosi 4 Adams

• In Evangelion: 3.0 Gendo viene soprannominato “Re dei Lilim” e ricordiamo che è in possesso della misteriosa “Chiave di Nabucodònosor”, portatagli da Kaji in Evangelion: 2.0.
Agli otaku piace fare citazionismo cercando di fare collegamenti intelligenti, e in effetti Nabucodònosor non è un nome a caso. Storicamente Nabucodònosor è il famoso sovrano di Babilonia che regnò intorno al 600 a.C., citato anche nel Vecchio Testamento della Bibbia e devoto alla divinità pagana Marduk, altro nome ricorrente in Evangelion.
Nel Rebuild Nabucodònosor potrebbe essere stato il Re dell’antica civiltà responsabile della creazione degli Adams e forse delle Lance? Se così fosse si verrebbe a creare un confronto tra sovrani, da una parte Nabucodònosor e dall’altra Gendo.
Un’altra ipotesi è che la Chiave sia semplicemente un oggetto creato dall’antica civiltà e non sia un essere vivente ridotto, come l’embrione di Adam della serie TV.

Chiave di Nabucodònosor e Gendo

• Rispetto alla serie sembrerebbe che gli Angeli perdano il ruolo di figli di un’Entità progenitrice, a meno che questa non sia proprio Nabucodònosor. Un’ipotesi è che come nello scenario iniziale o come in quello previsto nell’Evangelion Proposal gli Angeli siano sistemi di sicurezza lasciati da un’antica civiltà per impedire all’Uomo di realizzare il Progetto per il Perfezionamento.

2 – Il film inedito

Al Tokyo International Film Festival 2014 Hideaki Anno ha fatto alcune dichiarazioni interessanti, che potrebbero darci qualche idea su cosa aspettarci da Final:

• Durante il making of di Death and Rebirth era ancora pianificata la realizzazione di un film di Eva completamente nuovo. Si voleva far uscire Death and Rebirth in primavera e il film nuovo in estate. Tuttavia, Rebirth subì dei rallentamenti e di conseguenza furono costretti a rilasciarlo separatamente in estate (nella forma di The End of Evangelion). Per questo motivo, e a causa della riluttanza di Tsurumaki a dirigere il nuovo film, quest’ultimo è stato posposto indefinitamente.
• Anno aveva scritto la trama del succitato film e sostiene che fosse molto simile a L’attacco dei giganti. La storia aveva luogo in un mondo quasi completamente distrutto, con gli esseri umani confinati in un’area protetta da un A.T.-Field. Un unico ponte collegava quest’area al resto del mondo, e questo è il punto in cui si concentravano gli attacchi degli Angeli. Avremmo potuto vedere gli Angeli mangiare gli esseri umani, cosa che non poteva essere mostrata nella serie TV. Inoltre non ci sarebbero state entry plug, ma i children sarebbero stati impiantati direttamente nel ventre degli Evangelion e rimossi chirurgicamente in seguito. Qualora non fossero stati tratti in salvo abbastanza rapidamente, essi sarebbero stati assimilati dagli Eva e avrebbero smesso di esistere come esseri umani. Alcuni elementi sono stati riutilizzati nei nuovi film del Rebuild.

Questa dichiarazione è importante per almeno due motivi:
• il primo è che ci dice che inizialmente erano previsti due film, uno intitolato Death e Rebirth e l’altro all’epoca senza titolo.
Per problemi il secondo film non venne mai realizzato, mentre il primo venne spezzato in due sottofilm. Il primo sottofilm uscì all’epoca al cinema con il titolo Death e Rebirth ed era costituito dal film attualmente noto come Death(true)² e dalla prima parte di The End of Evangelion. Il secondo sottofilm uscì all’epoca al cinema con il titolo The End of Evangelion, e corrisponde a quello che conosciamo.
• riguardo al film inedito e che non venne mai realizzato, Anno ci rivela che rappresentava un mondo quasi distrutto (forse si riferisce all’ambientazione post-apocalittica che segue da The End of Evangelion), in cui i superstiti umani vivevano in un’area protetta da un A.T. Field.
Nel film ci sarebbero state ulteriori battaglie contro gli Angeli (cosa che suona male se pensiamo al fatto che Tabris doveva essere l’ultimo), e i piloti venivano assimilati completamente dagli Eva smettendo così di esistere come esseri umani.
Il collegamento con L’attacco dei giganti è palese, dato che lì gli esseri umani vivono confinati in una cittadella e fuori ci sono i terribili giganti.

Leggendo queste dichiarazioni viene subito in mente Sore o Nasumono – Shin Seiki Evangelion Concept Design Works (letteralmente “ciò che lo costituisce”), libro di Ikuto Yamashita e Seiji Kio pubblicato nel 1998, contenente varie illustrazioni su Evangelion, nonchè idee e script di un finale alternativo mai utilizzato.
Alcuni elementi che caratterizzano tale finale alternativo sono:
• La Nerv giapponese si scontra con la Nerv tedesca;
• È presente un fenomeno di contaminazione, tipo lavaggio del cervello, che pian piano infetta gli addetti alla creazioni degli Eva e poi ben presto si propaga all’intera città, e a tutto il paese. I contaminati prendono le sembianze di uomini lupo;
• Tra i piloti e gli Eva si instaura un tipo di “super-sincronizzazione” tale che la coscienza dell’individuo viene totalmente fusa/trasferita all’interno del mecha (esattamente come nel film inedito di cui sopra). Quindi il pilota inizierà a pensare di essere egli stesso un Eva;
• Avvengono combattimenti Eva contro Eva;
• I superstiti dalla contaminazione vivono confinati e ci sono scontri con gli uomini-lupo.

Unendo questi elementi ad alcune scene di Evangelion: 3.0 possiamo fare qualche speculazione interessante.
Quando Shinji arriva alla Nerv vengono mostrati tantissimi fucili e innumerevoli braccia di robot, come se la Nerv avesse prodotto in serie una moltitudine di robot autonomi.
Quando Kaworu parla a Shinji del Near Third Impact ci vengono mostrati tantissimi robot distrutti nello scenario scarlatto; dovrebbero essere dello stesso tipo di quelli che si vedono nel condotto che porta al Dogma e viene detto che:

Sono tutti coloro che hanno fallito a diventare l’Infinity.

Eva sparsi per la città

Gli stessi mecha vengono mostrati bloccati vicino alla testa di Lilith, come se avessero cercato di raggiungerla invano.
Sono robot prodotti in serie e utilizzati durante il time skip di 14 anni? Oppure sono robot in cui il pilota è stato fuso all’interno? O ancora, sono esseri umani contaminati e trasformati in mecha?
Inoltre Asuka menziona la “barriera dimensionale” (“L-Barrier” nell’originale giapponese), e afferma che poiché è troppo densa nessuno andrà a salvare lei, Shinji e ReiQ. Sembrerebbe un riferimento alle zone di confinamento.
Ricordiamo che nella preview di Evangelion: Final viene mostrato l’Eva-02+08 che combatte contro un numero sconfinato di mecha simili al Mark-06, che dovrebbero essere la Serie Infinity, e inoltre viene mostrato un gigantesco campo di A.T. Field che li protegge.

Preview di EVANGELION:FINAL

Poiché nel film il corpo di Lilith va in pezzi, tutto procede come se Evangelion: 3.0 fosse la controparte di The End of Evangelion all’interno del mondo del Rebuild.
Difficile stabilire qualche certezza, ma certamente questi sono tutti elementi della trama che fanno pensare che Evangelion: Final sarà un film totalmente nuovo nel panorama di Eva, con elementi che potrebbero ricalcare quelli del film inedito menzionato da Anno.

3 – Nadia & Final Impact

A questo punto osserviamo che in Evangelion: 3.0 è presente la nave volante Wunder, un chiaro richiamo alla nave spaziale Exelion (Nuovo Nautilus) di Nadia: nel film vengono addirittura utilizzati i medesimi brani musicali presenti in questa serie durante la fase di decollo. Inoltre al momento del Fourth Impact da sottoterra esce fuori un gigantesco guscio artificiale, simile a un torsolo di mela, che per simmetria con Nadia potrebbe essere un riferimento al Red Noah.

Confronto tra Nadia e Rebuild

Per quanto riguarda il Final Impact è difficile sbilanciarsi in pronostici.
Ricordiamo che al di là della Porta del Guf, i.e. all’interno del vortice, si nota una sfera con incastonati degli oggetti simili a croci. Osservando la dinamica del Second Impact in Evangelion: 2.0 notiamo che per prima cosa viene aperto il vortice del Guf, quindi compaiono le croci e infine dal Guf emerge una sfera che pian piano diventa più grande.

Per ora non è chiaro se la Sala del Guf sia la dimensione cui si accede dal portale/vortice o se sia la misteriosa sfera con le croci incastonate presente al suo interno. Forse quest’ultima è l’equivalente delle Lune (bianca e nera) presenti in Neon Genesis Evangelion? Forse nel Rebuild si è deciso di differenziare l’Uovo da cui è nata l’umanità (la sfera), dall’astronave con cui presumibilmente una civiltà ancestrale è giunta sulla Terra (il guscio/torsolo)? Chissà. Tuttavia le cose potrebbero anche essere molto diverse da così, e la sfera nel Guf potrebbe non essere l’Uovo dell’umanità, ma potrebbe essere un luogo in cui è possibile modificare lo spazio, il tempo e la realtà in generale.
Tornando al Second Impact ricordo che si vedono gli Adams e le Lance, anche se non viene mostrato cosa accade, quindi tutti questi elementi dovrebbero essere collegati e presumibilmente dovremmo vederli in Evangelion: Final.

L'Eva-13 dopo il *risveglio*

Ricordiamo che in Evangelion: 2.0 viene detto che la Seele è intenzionata a creare un “autentico dio”, in riferimento al Mark-06. Forse nel Rebuild la Seele vuole realizzare l’unificazione delle anime dei propri componenti, o forse dell’intera umanità, all’interno del mecha? Plausibile.
Poiché in Evangelion: 3.0 si vede il Mark-06 fuso con Lilith è possibile che durante il time skip la Seele abbia inviato il robot nel Dogma in modo da realizzare il proprio obiettivo, ma ha fallito dato che come vediamo Lilith e il Mark-06 sono stati bloccati e resi inutilizzabili.
Sempre nel terzo film vediamo che i monoliti della Seele vengono disattivati e dunque pare proprio che dopo la loro uscita di scena sarà Gendo a continuare a occuparsi del Perfezionamento, anche se in realtà il suo copione differisce rispetto a quello dei superiori.
Quindi nell’ultimo film la battaglia dovrebbe vedere impegnati la Wille contro la Nerv.
In cosa consisterà il piano di Gendo?

La speculazione che vi propongo è che il Perfezionamento dell’Uomo nel Rebuild non consista nel riportare tutte le anime a Lilith, anche perché è andata distrutta, ma sia qualcosa di diverso.

Forse Gendo vuole resuscitare Nabucodònosor, ed è lui la fantomatica divinità immortale in cui unificare l’umanità (un po’ alla The End of Evangelion)? Oppure la chiave di Nabucodònosor è l’oggetto che, unendo lo spirito (le anime) alla divinità, consente di raggiungere il potere di un dio e dunque avere il controllo di tempo-spazio-energia e più in generale trascendere la realtà per vederla dall’alto con tutte le sue possibilità contemporaneamente (e.g. la Biblioteca di Babele di Jorge Luis Borges, la stanza dell’Architetto in Matrix)?

Infinite possibilità: ripetizioni temporali (cicliche o lineari), multiverso, Biblioteca di Babele, Matrix

D’altronde nel secondo film del Rebuild Gendo afferma che il mondo è in armonia, ed è solo il cuore degli esseri umani a essere turbato; dunque ascendere a un livello al di sopra di tutto porterebbe anche all’eliminazione della paura e delle inquietudini che si riscontrano nei bivi della vita, nel relazionarsi con le persone, nelle scelte e nelle strade da intraprendere: crearsi un’armonia artificiale al di là della vita.
Sarà a questo che ambisce Gendo con il Final Impact e con il Perfezionamento? Spalancare la porta delle molteplici possibilità? Chissà.
Il punto importante in questo scenario è che se per qualche motivo Gendo perdesse la sua occasione di agire in prima persona, esattamente come in The End of Evangelion, e fosse Shinji a trovarsi al centro del rituale/Final Impact/portale delle possibilità, allora ecco comparire dinnanzi a lui un ventaglio di opzioni: perseguire la scelta di riportare tutto a come era prima del Near Third Impact (come voleva fare nel terzo film)? Provare altre linee temporali, universi, vite e sogni? Eliminare il problema alla radice e scegliere di trascendere tutte le possibilità? Oppure rifiutare questo potere per accettare la realtà in cui si trova per come è? Si vedrà.

Ma la domanda più grande di tutte è: a chi appartengono i giganteschi denti, grandi come montagne, che si vedono in Evangelion: 3.0? Forse sulla Terra è stata sigillata una creatura colossale e Gendo, attraverso la chiave di Nabucodònosor e gli Adams, vuole risvegliarla? Solo l’ultimo film ci potrà dare una risposta. Per qualche considerazione al riguardo consiglio di leggere l’articolo sulla mitologia del Rebuild di imminente pubblicazione.

In Evangelion: Final potrebbe esserci una battaglia tra gli Eva della Wille e i tantissimi robot della Nerv. Si dovrebbe scoprire il mistero della barriera dimensionale e quello della Serie Infinity, semplici mecha o esseri umani trasformati? Inoltre stando alla preview ci si potrebbe aspettare una battaglia tra navi volanti.
Immagino che la Chiave di Nabucodònosor avrà un ruolo fondamentale nel Final Impact, qualunque cosa questo rituale metta in atto. Dovrebbero venir risolti i misteri sui 4 Adams, le 4 Lance e i poteri dei Children: c’è un legame? E che fine ha fatto Rei2.0 e qual è il segreto di Mari?
Infine: ci sarà l’antica civiltà, tipo quella di Atlantide in Nadia o quella di Arka del Proposal?

Concludiamo lasciando il piano narrativo per tornare sul piano contenutistico.
• In Evangelion: 1.0 Shinji si sente solo e cerca un appoggio, una forma di dipendenza come nella serie TV. Nel finale Shinji da una parte trova questo affetto/conforto nella stretta di mano di “mamma-Misato” e dall’altra capisce che non è solo lui a rischiare/soffrire durante la battaglia/crescita, ma tutto il gruppo della Nerv è sulla stessa barca. In particolare Shinji entra in contatto con Rei, clone della madre Yui. Dunque se nella prima parte Shinji è solo, ovvero “You are alone”, nel finale egli comprende che non è così, ovvero “You are not alone”.
• In Evangelion: 2.0 Shinji afferma di non aver idea di cosa sia un adulto e vive alla giornata, certamente non è più incupito e non si sente così solo come nel primo film tuttavia egli è ancora passivo e ciò viene senza dubbio evidenziato nella battaglia contro l’Eva-03, in cui non prova a fare nulla per salvare Asuka. Nel finale Shinji fugge ma poi torna sui suoi passi e si ribella come un adolescente capriccioso in cerca di definizione del Sé per salvare Rei, la ragazza a cui si è avvicinato, al costo di ammazzare tutti gli altri e di distruggere il mondo. In particolare poiché Rei è il clone di Yui, è come se metaforicamente Shinji stesse cercando la madre. Dunque se nella prima parte Shinji pur avendo il potenziale per agire rimane titubante e passivo, convinto di non poter fare nulla, “You can not advance”, nel finale del film sceglie di agire in modo esagerato mettendo in serio rischio tutti quanti, ostentando un “You can advance” pregno di individualismo. Gendo è felice per il risveglio anticipato dell’Eva-01.
• In Evangelion: 3.0 Shinji si ritrova nuovamente da solo in un mondo del tutto diverso, dove gli dicono di non pilotare l’Eva e lo trattano in modo freddo, inoltre non c’è Rei2.0 che aveva salvato. Disperazione. Shinji lega con Kaworu e con il suo aiuto vuole ripristinare il mondo com’era prima del time skip. Shinji rifiuta il cambiamento, ma questo è parte integrante della vita. Non è possibile tornare indietro. Dunque se nella prima parte del film a Shinji viene proibito di fare ancora danni, “You can not redo”, nel finale gli viene concessa la possibilità di ripristinare il mondo, ovvero “You can redo”, ma questa si rivela una trappola che simbolicamente mostra come sia illusorio e sbagliato pensare di poter ripristinare e modificare il passato.

In realtà le dicotomie presenti nei titoli inglesi si possono constatare localmente in varie scene dei rispettivi film associati e non solo nel modo generale qui discusso. In questa sede ho preferito mettere in evidenza soprattutto la scena finale di ciascun film, in quanto secondo me in ognuna di esse risalta in modo chiaro il legame con il relativo titolo inglese, tuttavia quest’ultimo fa da leitmotiv lungo tutto il lungometraggio associato. In quest’ottica Evangelion: 1.0 è il film della solitudine e della dipendenza, Evangelion: 2.0 è il film della titubanza (parlare o non parlare? Agire o non agire?), infine Evangelion: 3.0 è il film del blocco d’identità tra passato e futuro, regredire o avanzare? Fermarsi o cambiare?
Se le possibilità prese in considerazione fossero sempre e solo quelle che vanno da Evangelion: 1.0 a Evangelion: 3.0 , sul piano dello sviluppo psicosociale di Shinji avremmo una continua ripetizione tra infanzia, dipendenza, ribellione adolescenziale, dolore per il cambiamento e ricerca di regressione al primo passo, in altre parole una continua oscillazione che non porta mai l’individuo a diventare adulto.
Così come nella chiusura all’interno del Mare di LCL l’anima di ogni individuo vive dappertutto e dunque non esiste in nessun luogo, allo stesso modo l’apertura della persona all’ipermercato di tutte le possibilità gli permette di vivere tante vite eppure nessuna, poiché tutte vengono sperimentate allo stesso modo, cioè girovagando senza crescere veramente: la vita, con tutti gli anni che la compongono, diventa come una colossale giornata più o meno sempre uguale. Non è forse simile all’eterna estate di Beautiful dreamer, o agli endless eight della seconda serie de La malinconia di Haruhi Suzumiya?
Il Perfezionamento nel Mare di LCL in Neon Genesis Evangelion e quello che potrebbe portare a trascendere le infinite possibilità nel Rebuild non sono che due facce della stessa medaglia: l’individuo non deve fare scelte che gli provocano perdite, non deve cambiare, non deve crescere.
In quest’ottica non è più importante specificare se narrativamente le possibilità siano loop, universi alternativi, vite precedenti in epoche e società passate, sogni lucidi, realtà virtuali, o altro ancora: semplicemente vengono considerate tutte come all’interno di un grande archivio di dati. Non mi stupirei se le strizzate d’occhio a The End of Evangelion, le ammiccanti frasi di Kaworu, la canzoncina di Mari, il simbolo musicale e tutti gli altri indizi sparsi qua e là dovessero rimanere come semplici suggestioni a supporto della ripetizione delle esperienze, senza però ricevere una spiegazione minuziosa che sveli il meccanismo dietro le quinte. Con ciò intendo dire che l’ultimo film potrebbe essere costruito in modo tale da continuare a trattare l’argomento evitando di specificare i dettagli, lasciando ai personaggi e agli spettatori la sensazione di deja-vù ma senza esplicitare un quadro generale che sveli tutto in modo deterministico.

Immagine tratta dalla mostra per i 10 anni dello Studio Khara. Un Eva che impugna la Lancia di Longinus si dirige verso un bivio all'interno di un paesaggio misterioso: la dimensione da cui hanno origine tutte le possibilità?

Non fornire una spiegazione definitiva, per lasciare spazio a molteplici fascinazioni e interpretazioni, permette di collegare il Rebuild alla metafora del centro commerciale in cui viene preso in considerazione anche lo spettatore e ciò fa sì che le possibilità assumano senso anche al di là della quarta parete. Infatti così come Shinji ripete più volte le stesse esperienze (loop, universi alternativi, ripetizioni storiche), reitera spesso gli stessi pensieri e comportamenti e “vive” la sua esistenza in più mondi (serie TV, manga, film) l’individuo si trova a fruire questi ultimi, con una storia dal pattern simile, con le vite, i problemi e i desideri di personaggi archetipi e con il contenuto simbolico e comunicativo ivi veicolato, tramite i supporti su cui essi sono codificati (DVD, carta, etc.). In questo modo il tema delle ripetizioni trattato dal Rebuild non solo non verrebbe svelato a livello di meccanismo, ma rimarrebbe anche separato a livello strettamente narrativo dalla serie TV, dal film The End of Evangelion e dal manga di Sadamoto, poiché la ripetizione da un’opera all’altra rimarrebbe prettamente di carattere metatestuale.
Nell’intervista per il decennale della Khara Hideaki Anno

Per il futuro si augura che Evangelion diventi un’icona culturale, una pietra miliare degli anime, più o meno come Gundam, che è diventato un’istituzione di per sé. Come Gundam, dove molti autori possono giocare con gli elementi e creare i propri mondi, la speranza di Anno è che anche Evangelion possa essere liberato, per essere ricostruito e reinterpretato in molti modi da molti altri artisti.

Come si nota Anno spera che in futuro altri autori possano creare nuove interpretazioni e avventure basate sul brand di Evangelion, cosa che non farebbe altro che aumentare il numero di storie dedicate a quest’opera e con cui l’appassionato può intrattenersi. Personalmente considero questo auspicio aberrante, alla stregua degli spin-off che sono stati creati negli anni, e non posso non far notare come tutto ciò contribuisca in senso lato all’archivio di dati suddetto.
Se Neon Genesis Evangelion criticava l’attaccamento introiettivo totalizzante verso la finzione, il Rebuild, che da quanto detto riduce l’aspetto di critica, potrebbe soffermarsi sull’aspetto opposto, cioè il fatto che saltare da un’opera di finzione all’altra (anime, manga, libri, serie TV, film, videogiochi) per consumarle senza soluzione di continuità, facendosi scivolare i contenuti addosso come acqua, è altrettanto deleterio in quanto è solo una via di fuga per vivere ciclicamente sensazioni note e rassicuranti, esattamente come il cambiare loop, universo alternativo o epoca non porterà Shinji a diventare adulto. Come suggerisce Kaworu non è l’ambiente esterno a dover cambiare, ma sono le capacità psicologiche e sociali dell’individuo a dover maturare. In tal senso viene posto in evidenza che il pattern problematico che viene reiterato è l’approccio del singolo nei confronti del mondo, questione che comunque era stata affrontata anche nella serie TV e di cui probabilmente gli otaku e i post-otaku sono consapevoli ma la rifiutano in toto.

Alla luce delle considerazioni fatte finora si può dire che il contenuto che il Rebuild aggiunge all’universo di Evangelion è quello della ricaduta negli stessi pensieri e negli stessi comportamenti sbagliati, cosa che porta viziosamente a girare in tondo senza evolvere mai. A giudicare dalla lettera del 2015 in cui Hideaki Anno parla del proprio crollo psicologico è plausibile supporre che il Rebuild metta in scena in modo simbolico la vita da otaku del regista nel post-1997, il quale dopo il percorso fatto con Neon Genesis Evangelion ha cercato di cambiare ma di tanto in tanto è ricaduto in alcuni stati precedenti. Solitudine, titubanza e regressione sembrano quanto mai adatte a descrivere una tale situazione.

Hideaki Anno immortalato durante la mostra per il decennale dello Studio Khara

Se in Evangelion: 3.0 Shinji non accetta il cambiamento e vuole tornare indietro, l’opzione di trascendere le possibilità che potrebbe presentarsi nell’ultimo lungometraggio porterebbe all’eliminazione totale di qualsiasi cambiamento, non ci sarebbe più alcun bivio, nessuna scelta, non avrebbe nemmeno più senso parlare di passato e futuro. Shinji per diventare adulto deve rifiutare tutto ciò.
La lezione è, ancora una volta, il fatto che diventare adulti e imparare a stare nella realtà sono cose che si possono fare solo vivendo attivamente in essa, assumendosi la responsabilità delle proprie scelte e delle conseguenze che da esse derivano. Non ci sono altri metodi o scorciatoie. I cambiamenti fanno parte della vita e se si è imboccata una strada sbagliata non si può riportare tutto indietro per magia, per rifare tutto daccapo, e nemmeno ci si può mettere al di sopra delle parti; si deve scegliere di cambiare partendo dalla situazione in cui ci si trova. Le scelte comportano rifiuti e rinunce, non si può tenere tutto, non si può non lasciare andare nulla, la vita è in divenire e non si può cristallizzare.
Dunque l’eterno ritorno è nella psicologia e nei comportamenti di Shinji, nel suo modo di approcciarsi all’ambiente, e tutto ciò si fermerebbe solo qualora in Evangelion: Final il protagonista accettasse il cambiamento apportato dallo status di adultità, sia dal punto di vista psicologico che sociale, e imparasse a camminare sulle proprie gambe, adattandosi al mondo e continuando al contempo a percorrere la propria strada con speranza e audacia.

Il luogo in cui trovare la speranza potrebbe essere la comunità dei Lilim sopravvissuti, guidati dalla Wille. Se ci pensiamo questo tema ritorna anche in Nausicaa della valle del vento, grande passione di Hideaki Anno. È noto che una delle idee alla base di Neon Genesis Evangelion era quella di realizzare questa serie come se fosse un prequel di Nausicaa, dunque possiamo determinare tre macroblocchi:
1. Battaglie
2. Fine del mondo
3. Mondo post-apocalittico

Nel caso di Nausicaa la Fine del mondo è rappresentata dai “7 giorni di fuoco”, mentre il mondo post-apocalittico è quello in cui si svolge la storia, in cui la comunità della Valle del vento affronta Tolmechia e in cui Nausicaa rifiuta il piano degli Antenati per un’umanità perfetta, in favore della sopravvivenza dei normali esseri umani.
Nel caso di Evangelion il primo blocco vede le battaglie contro gli Angeli, il secondo blocco vede l’Impact che distrugge tutto e l’ultimo blocco vede la sopravvivenza nel mondo in macerie. Queste considerazioni tornano se pensiamo al film inedito che doveva seguire a The End of Evangelion, e che avrebbe rappresentato il terzo blocco. Nel Rebuild l’ultimo atto, Evangelion: Final, dovrebbe servire a tale scopo.

La mia previsione è che Shinji si unirà alla Wille trovando così una sorta di famiglia acquisita, nonché luogo a cui tornare -un po’ come accade ad Amuro nel finale di Mobile Suit Gundam– e grazie a loro troverà la speranza e rifiuterà di propria volontà la ripetizione degli errori indicata dal simbolo :||.
Il titolo inglese dell’ultimo film non è ancora noto, tuttavia azzardo un’ipotesi e dico che potrebbe porre l’accento sulla volontà di Shinji di accettare la realtà, quindi “You will (not) […]”. La parola misteriosa potrebbe essere “live”, “change”, “repeat” o “regret” e quindi il titolo completo potrebbe essere “You will (not) live/change/repeat/regret”, ovvero “Tu (non) vuoi vivere/cambiare/ripetere/pentirti”.
In particolare faccio notare che il “repeat” sarebbe particolarmente consono in quanto si legherebbe al simbolo :|| delle ripetizioni, mentre il “regret” avrebbe in primo luogo il significato di rimpianto per gli errori commessi nel passato e che non possono più essere modificati, e in secondo luogo avrebbe il significato di pentimento, cioè il riconoscere consapevolmente le proprie colpe per maturare il proposito di non commetterle di nuovo. Inoltre si creerebbe una particolare simmetria tra i titoli dei quattro film: Alone e Advance iniziano con la lettera A, mentre Redo e Repeat/Regret iniziano con la lettera R.
Al di là di questa curiosità, un po’ fine a se stessa, concludo osservando che l’utilizzo di “will” sarebbe interessante perché rispetto al verbo essere “are” e al verbo della possibilità “can” metterebbe in evidenza una presa di coscienza di Shinji e una sua conseguente scelta attiva, che sia vivere, cambiare, non ripetere il circolo vizioso o pentirsi delle proprie colpe per non arrivare poi a rimpiangere la vita.
Detto ciò il titolo inglese potrebbe anche essere totalmente diverso, e in tal caso spero che sia piacevolmente sorprendente.

Conclusioni

Siamo giunti alla fine di questo articolo di riepilogo in cui ho cercato di proporre una panoramica globale del Rebuild of Evangelion ricercando, tramite i titoli inglesi, quelli che secondo me sono i punti focali di ciascun film, soprattutto a livello di contenuto.
Sottolineo che queste sono mie interpretazioni, non certo la verità ufficiale.
Personalmente penso che Final sarà l’atto conclusivo del progetto Rebuild, e inoltre credo anche che sarà il punto d’arrivo interiore di Evangelion per Hideaki Anno, un percorso che ha intrapreso a partire dai primi anni Novanta e che lo ha portato fino ai giorni nostri.
Alla fine Anno riuscirà a uscire dal loop e lasciarsi alle spalle Nausicaa, Nadia ed Evangelion, per approdare a una nuova isola del suo viaggio nella vita? 
In attesa dell’ultimo film, gli auguriamo buona fortuna e lo ringraziamo di tutto! :-)

Buona fortuna al maestro Hideaki Anno e grazie di tutto!


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Informazioni su Simone

Appassionato di Studio Ghibli ed Evangelion, rimane colpito dall'episodio 26 di quest'ultimo che va a sfondare la quarta parete come un tornado. Omedetou! Nel 2019 crea il sito sperimentale ProjectEVA.
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