Evangelion, una storia che si ripete – Suggestioni di spiritualità e fantascienza (parte 1)

Nell’ambito della XX edizione del Romics, il 1° ottobre 2016 Distopia Evangelion ha tenuto la conferenzaEvangelion, una storia che si ripete – Un viaggio tra le suggestioni della spiritualità e della fantascienza“.
Vi proponiamo in questo articolo l’intervento di Ilaria “Hikari” che tratta delle suggestioni spirituali alla base della serie TV, di The End of Evangelion e del Rebuild of Evangelion.

Evangelion, una storia che si ripete - Conferenza di Distopia Evangelion al Romics, 1° ottobre 2016

Neon Genesis Evangelion è un’opera del 1995, che, oltre ad avere avuto un forte impatto in patria, sia dal punto di vista socio-culturale che dal punto di vista dell’animazione, è riuscita a valicare i confini del Giappone e a entrare nell’immaginario collettivo anche in Occidente.

Era già capitato ad altre serie, sia mecha che non, però la fortuna di Evangelion è legata non solo alla sua struttura ricca di misteri e ai suoi personaggi sfaccettati, ma anche ai continui riferimenti religiosi, in particolar modo al Cristianesimo e alla Cabala ebraica, che hanno incuriosito ulteriormente il pubblico occidentale rispetto a quest’opera fanta-apocalittica.

Analisi del titolo Neon Genesis Evangelion

Fin dalla sua comparsa nei circuiti televisivi e home video, si è scatenata la caccia al riferimento biblico, a partire da quel titolo così evocativo: Neon Genesis Evangelion.
Neon (νέον) è la forma neutra dell’aggettivo greco νέος (neos; “nuovo” oppure “giovane”), Genesis è la traslitterazione del sostantivo greco γένεσις (ghènesis; “nascita”, “creazione”, “origine”; comunemente la Genesi è il primo libro della Torah e della Bibbia cristiana) ed Evangelion deriva dal greco εὐαγγέλιον (euanghelion; letteralmente “buona notizia” o “lieta novella”).

In realtà più volte Hideaki Anno, regista della serie, ha dichiarato di aver scelto questo titolo perchè “suona complicato” e che non avrebbe voluto attribuirgli “un significato così profondo”.

Anno ha scelto Evangelion perché è un titolo complicato

Ciò nonostante l’anime è ricco di riferimenti religiosi, che in Giappone hanno un delizioso fascino esotico e in Occidente donano all’anime un’aura quasi mistica:
• i mecha vengono chiamati Evangelion o Eva, ma Eva è la moglie di Adamo nel Vecchio Testamento; inoltre nella Bibbia Eva fu generata da Adamo così come, in Evangelion, gli Eva sono stati generati da Adam e come Eva è la “madre” dell’Umanità nella Bibbia, così nella serie gli Eva rimandano alla figura materna;
• il nome del primo Angelo è Adam e deriva dall’omonimo primo uomo biblico;
• tutti gli Angeli, o “messaggeri”, che appaiono nella serie possiedono caratteristiche comuni con gli Angeli omonimi della tradizione religiosa;
• dalle prime immagini dell’opening fino ad arrivare a The End of Evangelion viene mostrato l’Albero delle Sephirot o Albero della Vita sephirotico, con lo schema delle 10 Sephirot che appare anche, nel corso delle puntate, sul soffitto dell’ufficio di Gendo.

L'Albero sephirotico nella sigla di apertura

Per inciso, l’Albero Sephirotico costituisce la sintesi dei più noti e importanti insegnamenti della Cabala ebraica. È un diagramma, astratto e simbolico, costituito da dieci entità, chiamate Sephirot, disposte lungo tre pilastri verticali paralleli: tre a sinistra, tre a destra e quattro nel centro; i tre pilastri dell’Albero della Vita corrispondono alle tre vie che ogni essere umano ha davanti: l’Amore (o la Grazia), la Forza (o la Severità) e la Compassione.
Solo la via mediana, chiamata anche “via regale”, ha in sé la capacità di unificare gli opposti (i pilastri a destra e a sinistra rappresentano le due polarità basilari di tutta la realtà: il maschile e il femminile): senza il pilastro centrale, l’Albero della Vita può divenire quello della conoscenza del bene e del male (quello biblico).
L’Albero delle Sephirot in sostanza mostra il cammino cui l’uomo deve attenersi per raggiungere il più alto livello spirituale possibile.

L'Albero sephirotico nella sigla di apertura

Continuiamo a esaminare i riferimenti religiosi.

• in una scena dell’episodio 23, Ritsuko afferma:

La sala del Guf si era ormai svuotata.

La Camera del Guf, secondo le leggende ebraiche, è una camera nella casa di Dio dove dimorano le anime. I bambini ricevono un’anima proveniente da questa stanza prima di nascere. Si dice che la mancanza di anime nella sala del Guf sia un presagio del fatto che il mondo cadrà in rovina. Se questa si svuota e un bambino nasce senz’anima, questo avvenimento precede la distruzione del mondo;

• la Lancia di Longinus è un riferimento all’omonima lancia con cui Gesù sarebbe stato trafitto al costato dopo essere stato crocefisso: in Evangelion è la lancia con la quale è trafitta Lilith crocefissa nel Central Dogma e il nome Lilith è anche un richiamo alla prima donna di Adamo, secondo alcuni testi apocrifi dell’ebraismo;

• secondo alcune interpretazioni, gli Evangelion sono collegati alla figura della mitologia ebraica del Golem: in ebraico moderno “golem” significa robot;

• lo stemma dell’organizzazione Seele è composto da sette occhi disegnati su un triangolo rovesciato; lo stemma è anche presente sulla maschera che copre il volto di Lilith. Probabilmente è legato al Dio onnipotente Yahweh citato nell’Antico Testamento, che si suppone abbia sette occhi.
Inoltre, il numero 7 è importante nel misticismo cabalistico, in quanto simboleggia la completezza (per esempio, i sette giorni della creazione) e compare frequentemente nel libro dell’Apocalisse del Nuovo Testamento.
Il simbolo della completezza nella Cabala allude proprio a ciò a cui la Seele ambisce, il Progetto per il Perfezionamento dell’Uomo, (人類補完計画 Jinrui Hokan Keikaku, letteralmente “Progetto per la Complementazione dell’Umanità”). Il simbolo riproduce Dio proprio perché lo scopo del Progetto della Seele è innalzare l’Uomo a un livello divino.

L’elenco dei riferimenti potrebbe continuare, si potrebbero citare ancora i Magi, le Pergamene del Mar Morto e mille altri dettagli.
Anche se l’intento di Anno non era sicuramente puntare sulla religione, la precisione e la quantità di tali riferimenti, in una serie in cui ogni fotogramma può essere letto e analizzato in profondità, non può far altro che convincerci maggiormente del fatto che Evangelion non sia affatto un’opera raffazzonata, ma che ogni singola scelta sia frutto di uno studio quasi maniacale che vuole toccare volutamente più settori dello scibile umano, da cose più leggere e semplici, come le miriadi di citazioni di opere fantascientifiche di animazione e non (e ricordiamo che in Giappone il citazionismo non è considerato plagio, bensì una dichiarazione d’amore a un’opera che si ammira e che per questo si vuole emulare) a conoscenze più elevate come psicanalisi, filosofia e la religione stessa.

Il fatto che Evangelion abbia una doppia, tripla o volendo addirittura quadrupla lettura (si va dalla trama fantascientifica ai sottintesi sociali, dai complessi psicanalitici ai riferimenti filosofici e religiosi), unitamente a un regista e a una produzione schivi e avari di spiegazioni rispetto ad alcuni momenti cruciali della serie, hanno consentito a Evangelion di entrare quasi nel mito a colpi di teorie e controteorie, interpretazioni e sovrainterpretazioni, che fanno sì che a ormai 21 anni di distanza questa serie continui a far discutere.

The End of Evangelion - One more final

Uno dei più grandi dilemmi, croce e delizia dei fan di Evangelion, è costituito dal famosissimo ONE MORE FINAL: I need you., chiusura apocalittica di The End of Evangelion del 1997.
Tutti ricordiamo quegli ultimi fotogrammi: su una Terra sovrastata dalla testa decapitata di Rei/Lilith, bagnata da un mare rosso e desolatamente silenziosa, si risvegliano Shinji e Asuka; complice un’apparizione misteriosa di Rei in divisa scolastica sospesa sul pelo dell’acqua, Shinji non riesce a distinguere tra realtà (sempre che questa sequenza rappresenti sul serio la realtà e non una delle realtà possibili) e delirio e inizia a strangolare Asuka, che glielo impedisce non con la violenza, ma accarezzandogli il viso.
Shinji si ferma scoppiando in lacrime e Asuka chiude il film con l’ormai celebre battuta:

Che schifo.

The End of Evangelion - One more final - Shinji e Asuka

In nome di tutti i riferimenti cabalistici e cristiani nella serie, soprattutto in Occidente si è affermata l’interpretazione secondo cui Shinji e Asuka, nella scena finale, realizzino il Vangelo della Nuova Genesi affermandosi come novelli Adamo ed Eva.

Questa interpretazione risulta affascinante, ma sicuramente meno carica di significato della sua controparte psicanalitica, che legge l’intero lungometraggio come un conflitto freudiano tra la libido e la destrudo di Shinji: nel finale, Shinji rifiuta la fusione con Rei (che, oltre ad avere l’anima di Lilith, è anche il clone di sua madre) e sceglie Asuka, l’Altro con cui non potrà mai “diventare una cosa sola”, l’Altro che va oltre il suo controllo e che non potrà mai interiorizzare.
Asuka e Shinji rappresentano quindi il conflitto tra il Sé e l’Altro.

Asuka - Episodio 22

Ci sono molte discussioni sulla battuta finale di Asuka: a tal proposito un’interpretazione famosa, che voglio citare, è quella secondo cui le parole pronunciate da Asuka sarebbero collegate al discorso che Asuka stessa pronuncia in bagno nell’episodio 22, da cui emerge quanto la ragazza sia nauseata e disgustata dall’idea di dover condividere se stessa con gli altri, in nome di un desiderio di assoluta solitudine (che pure contrasta con il suo narcisistico desiderio di stare al centro dell’attenzione di tutti).
Se il Third Impact aveva ridotto tutte le vite a una singola entità, durante tutto il processo Shinji ha sempre continuato a identificare se stesso come individuo, così come Asuka ha fatto con se stessa; ricordiamo tutti il seguente dialogo:

VOCI: Vuoi diventare un tutt’uno con me, Shinji? Vuoi fondere corpo e animo con me, Shinji?
ASUKA: Con te, mai… Neanche a costo di morire, mettitelo bene in testa!

Quando Asuka si risveglia sulla Terra manifesta il proprio disgusto non solo per quanto ha vissuto durante il Third Impact, ma anche per aver perso l’opportunità di esistere come unico essere umano vivente, in quanto ritrova Shinji al proprio fianco.

Per fare ulteriori considerazioni sono particolarmente interessanti le seguenti dichiarazioni di Yuko Miyamura e Megumi Ogata, rispettivamente doppiatrici di Asuka e Shinji:

Yuko Miyamura, doppiatrice di Asuka

• secondo Yuko Miyamura, doppiatrice di Asuka, in origine sul copione della scena finale di The End of Evangelion era scritto:

Non ho proprio intenzione di farmi uccidere da uno come te!

Quando si arrivò a fare il doppiaggio, Miyamura non riusciva a interpretare la battuta in modo convincente, allora Anno le disse di provare a immaginare di svegliarsi nel suo letto, scoprendo uno sconosciuto intento a compiere atti osceni guardandola, e le chiese cosa avrebbe detto in quel momento. Miyamura, pur considerando strane le parole del regista, rispose che avrebbe subito detto:

Che schifo.

E così questa battuta divenne l’ultima battuta di Asuka nel finale del film;

Megumi Ogata, doppiatrice di Shinji

• stando ad alcune dichiarazioni rilasciate da Megumi Ogata, doppiatrice di Shinji, la scena dello strangolamento è legata a un fatto realmente accaduto a una conoscente di Anno: pare che nel momento in cui stava per essere uccisa, la donna provò l’inspiegabile desiderio di accarezzare il suo aggressore, che, colto alla sprovvista, lasciò la presa, ma non appena la donna percepì di essere nuovamente libera esclamò:

Non ho proprio intenzione di farmi uccidere da uno come te!

Ovviamente, le dichiarazioni delle doppiatrici hanno versato altra benzina sul fuoco di questo criptico finale, con il risultato che, invece di chiarire le cose, il finale ha aperto nuovi scenari e inquietanti domande.

Negli anni successivi tutti gli appassionati di Eva si sono lanciati nelle più svariate interpretazioni, senza peraltro potersi mai accordare su una versione definitiva poichè nessuna dichiarazione ufficiale del regista o della Gainax ha mai spiegato esplicitamente cosa questi ultimi minuti del film volessero realmente rappresentare.

Le discussioni si sono mantenute vive negli anni, ma hanno ricevuto una scossa violentissima quando è stato distribuito nel 2007 You are (not) alone, primo film del Rebuild of Evangelion, un progetto costituito da una tetralogia di film la cui natura resta tuttora oscura per spettatori e critici.

Se la serie originale aveva avuto i suoi riferimenti religiosi prevalentemente nella Cabala ebraica, il Rebuild continua a presentare riferimenti filosofico-religiosi e ribadisce la presenza all’interno di Evangelion anche di una spiritualità tipicamente orientale, basata sul Samsara (dottrina presente in varie religioni orientali, tra cui il Buddhismo e l’Induismo) e sul ciclo di vita, morte e rinascita, che perfezionano l’individuo portandolo sulla via dell’illuminazione.

Il Samsara è la dottrina della Ruota della Vita

La dottrina del Samsara nel Buddhismo prevede che accumulando karma negativo gli esseri umani si condannino a una nuova rinascita di sofferenza in un livello inferiore dell’esistenza, aumentando così la probabilità di essere più facilmente vittima delle emozioni perturbatrici e di precipitare dunque in un livello ancora più basso d’esistenza.

Anche l’accumulo di karma positivo comporta una rinascita nel ciclo, ma in condizioni più favorevoli.

Dato che la vita in quanto tale fa sperimentare la sofferenza, la condizione migliore è quella di riuscire ad abbandonare il Samsara, che però è raffigurato iconograficamente con la ruota dell’esistenza, e ciò sottolinea l’essere imprigionati in qualcosa di ciclico e infinito.

Secondo l’Induismo, qualsiasi azione genera come effetto l’accumulo di karma, che va considerato come un “bagaglio” gravato da tutto ciò che una persona ha compiuto, tanto nel bene quanto nel male. Ciò comporta che, alla morte, l’individuo sia costretto a rinascere nuovamente e, agendo in modo corretto, il nuovo individuo si guadagnerà la possibilità di ottenere una rinascita migliore; in caso contrario, rinascerà in una condizione peggiore. Il fine ultimo è naturalmente estinguere il proprio debito karmico fino a raggiungere la liberazione, ovvero la definitiva uscita dal Samsara.

Si rimane quindi prigionieri nel Samsara per un numero indefinito di volte, fino al totale esaurimento del proprio bagaglio karmico. Le vie che possono essere seguite per giungere a tale obiettivo sono varie e quella che più compare in Evangelion è “la via del sacrificio rituale”.

Kaworu non deve estinguere un debito karmico

In Evangelion: 3.0 lo stesso Kaworu spiega a un esterrefatto Shinji:

L’estinzione di massa non è una cosa insolita, su questo pianeta. Piuttosto, è l’elemento che determina l’evoluzione. Perché la vita, fondamentalmente, è qualcosa che cambia per adattarsi al mondo. Tuttavia, i Lilin non cambiano loro stessi, ma il mondo che li circonda. Perciò hanno applicato a loro stessi il rito dell’evoluzione artificiale. Le vecchie vite vengono offerte in sacrificio, così che possano essere creati nuovi esseri benedetti dal Frutto della Vita. Questo fatale ciclo di distruzione e rinascita è la conseguenza di un programma arcaico. La Nerv lo chiama il Progetto per il Perfezionamento dell’Uomo.

Il personaggio di Kaworu in 3.0, se da una parte chiarisce cosa sia il Progetto per il Perfezionamento dell’Uomo, crea anche nuovi dubbi… Perché per Kaworu il tempo è rimasto lineare? Una risposta potrebbe essere la seguente: Kaworu non è un essere umano, quindi nei suoi cicli di morte e rinascita non ha bisogno di estinguere nessun debito karmico; Kaworu nasce e muore solo perchè ha conosciuto e voluto bene a Shinji prima che si generasse il Multiverso e vuole cercare di difenderlo.

Che il discorso della rinarrazione sia qualcosa di più profondo di un espediente narrativo, lo dimostra anche il fatto che Anno già alla presentazione del progetto del Rebuild, in una celebre dichiarazione del 2006, poi diventata poster pubblicitario per l’uscita di Evangelion: 1.0, affermasse:

Ho l’impressione che io stia creando un’opera migliore della precedente.
Eva è una storia che si ripete.
È una storia di un protagonista che, malgrado la reiterazione delle stesse esperienze, si rialza costantemente.
È la storia di un tentativo, quello di avanzare, di procedere almeno solo di un passo.
È la storia della risoluzione, della volontà di stare assieme agli altri anche se si è bloccati dalla paura di toccare il prossimo, al costo di sopportare una vaga solitudine.
Sarò davvero felice se vorrete seguire questi quattro film che si evolvono da una stessa storia verso una diversa forma.

Dichiarazione di Hideaki Anno sul Rebuild of Evangelion

Secondo una spiritualità squisitamente orientale, in ogni ciclo (serie TV + End of Eva, manga, Rebuild), Shinji deve scontrarsi sempre con le stesse esperienze, ma questo non lo porta mai a un finale positivo: è prigioniero del suo bagaglio karmico e questo non può cambiare fino a che lui non si renda conto che è se stesso che deve cambiare per potersi salvare e uscire dalla ruota dell’esistenza.

Presto caricheremo il video della conferenza, in cui vi sono rimandi anche all’articolo Corsi e Ricorsi Fantascientifici – Dal Loop al Multiverso.

Informazioni su Hikari Horaki

Figlia degli anni '80, Hikari Horaki ha conosciuto Neon Genesis Evangelion nel 2001 e da allora non l'ha mai tradito. Finalmente ora può dire la sua!
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